curiosità stroriche padovane  1°

UNA SPETTACOLOSA MASCHERATA

Fra i tanti spettacoli che vennero eseguiti a Padova negli antichi tempi, restò memorabile una mascherata del 1466 talmente spettacolosa che tutti i cronisti e storici del tempo ne lasciarono memoria.A questa festa partecipò non solo tutta la nobiltà padovana, ma anche molta di altre città d'Italia, ed essa rappresentava tutte scene mitologiche assai in voga in quel secolo. Nel lungo corteo che si svolse dalla Piazza dei Signori al Prato della Valle, primeggiava, tra l'ammirazione del popolo, una enorme figura di gigante che cavalcava un colossale cavallo di legno, e quella figura superava con la te,sta le mura della città.

A questo colosso tirato da cinquanta paia dì buoi, faceva seguito una lunga serie di divinità pagane, di mostri e di eroi, tra i quali si vedeva l'Etna che lanciava fumo e fiamme e schiacciava sotto di se il fulminato Encelado, c'era l'isola di Lipari con le grotte di Vulcano e le officine dei Ciclopi, la Chimera. le nove Muse, e Cibele che portava sul dorso due torri, seguiva la sfera del mondo sostenuta da quattro colonne e tirata da quattro pariglie di cavalli.

Per ultimo veniva, splendido di armi, Antenore fondatore di Padova, preceduto da numerosa schiera di cavalieri in costume troiano, e circondato da tutti i nobili, che figuravano di essere suoi nipoti, e seguito da tutti gli altri cavalieri di altre città.

Unica memoria di questa festa è rimasto a noi il cavallo in cui sedeva il gigante, cavallo che trovasi nel nostro Salone, eseguito, dicesi, da Donatello, e ricordato anche da Gior­gio Vasari. Il cavallo era stato costruito a spese di Annibale Capodilista, ma non si sa chi fosse l'artista che costruì il gigante, il quale era stato fatto a spese del nobile Paolo dei Dauli, la cui famiglia fu da quel tempo chiamata col nome di Dauli del Gigante, e non si poté sapere dove questo colosso sia andato a finire.

       

 

 

NOTA PERSONALE

Nel tardo medioevo parte del cavallo venne usata come legna da ardere per prima fu la testa ad essere utilizzata, prima di posizionarlo dove si trova attualmente, venne fatta rifare copiandola da quello del Donatello in piazza al Santo, nonostante la scritta presente sul sostegno citi l'opera come opera del Donatello, ma basta osservare i due cavalli per notare molte differenze tra cui l'inclinazione della testa stessa opposta nelle due opere, se non chè la data della sua realizzazione incompatibile con la vita del grande artista. Corre voce, mai verificata, che nel cassone che lo sostiene, ci siano ancora resti dell'antico carro.

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Ignazio Sommer (Merzio)